Non ho lamentele particolari su questo 2013: è iniziato di merda, sta finendo di merda. Ma in mezzo ci sono state tante cose belle, tante decisioni di cui vado fiera e tanti progressi che ho fatto. Quindi in fondo non mi posso lamentare, appunto, la media è stata piuttosto alta.
Non faccio propositi per il nuovo anno, non li ho mai fatti. I propositi si fanno quando se ne sente il bisogno, indipendentemente dal calendario. Quindi, a prescindere dal fatto che da domani sarà gennaio, c’è qualcosa che nelle ultime settimane ho capito ancora meglio di prima e che so di voler cambiare: sono una persona che vive troppo attaccata al passato. Basta con i paragoni, basta con i pensieri dedicati quasi sempre all’assenza, basta con i rimpianti di quel che avrebbe potuto essere. Basta. Ho una difficoltà a guardare avanti che manco un miope a fari spenti nella notte. Credo per paura, o forse terrore, chissà, fatto sta che troppo spesso c’è qualcosa che mi tiene incollata a quel che ho alle spalle.
Non so se sarò in grado di cambiare. Non sono cose che si decidono a tavolino, me ne rendo conto, ma non vuol dire che non ci si possa provare. E non significa ignorare o cercare di dimenticare il passato, ma imparare a considerarlo per quello che è: qualcosa di finito. Chiuso. Kaputt. Basta.
Buon anno.
Hai chiuso l’anno con estrema saggezza! E’ vero. La paura del futuro ci tiene ancorati ad un passato che, troppo spesso, fa solo danni. Meglio fare tabula rasa e buttarsi nell’incerto. Quasi sempre.
Fosse facile, però…