Archivi categoria: Ufficio

Come mettermi a disagio in due semplici mosse

Lavorare da casa con uno dei miei vecchi datori di lavoro è una cosa logisticamente bellissima dopo anni e anni di pendolarismo piuttosto spinto. Però poi tocca sentirsi in chat con i capi, il che può avere i suoi lati negativi.

Io: Chiamami pure su Skype, spero solo non parta il video in automatico perché ovviamente sono impresentabile

Il capo: Ma figurati, vai sempre bene, anche con i bigodini

Io: Se lo dici tu :D

Il capo: Beh, sai, ognuno ha le sue perversioni

Io: …

Ch-ch-ch-changes

Anni fa un amico americano se ne uscì dandomi del “control freak”. Mai mi era giunta all’orecchio questa fantastica definizione ma è bastato un nanosecondo per capire che sì, ero io. Una completa, inguaribile e irrecuperabile control freak.

Mentre cerco di abituarmi ai nuovi ritmi e al nuovo posto di lavoro mi rendo conto sempre di più di quanto tutto ciò che è imprevedibile mi spaventi, e di quanto vorrei sempre essere in pieno controllo della situazione. Per me è una tentazione assolutamente gigantesca quella di fossilizzarmi, crearmi la mia nicchia e non uscirne per niente al mondo. Peccato che alla lunga da qualche parte bisognerà pur iniziare a cambiare qualcosa, se le cose non vanno, e allora tocca non solo uscire dalla nicchia ma pure mettersi in gioco.

Io: “Cheppalle oh, mai che si possa stare un po’ tranquilli nel proprio angolino. Erano solo 6 anni che facevo la muffa lì, volendo sarebbe stato buono per almeno altri 10”.

Il mondo reale: “Muovi il culo, chi ti credi di essere per meritarti angolino accogliente E soddisfazione personale?”

Io: “E ti pareva, non sia mai”.

Quindi, ovviamente, nuovo lavoro e nuova casa a distanza di un paio di mesi l’uno dall’altro. Ah ma le mie nevrosi stanno benissimo, eh. Mai state così in forma.

In tutto questo, mi rallegro rileggendo le mail di saluto da parte dei fornitori all’annuncio della mia dipartita dal posto di lavoro precedente. Ché in fondo le botte di autostima fan sempre bene, e se riesci a far scrivere una cosa così a un tedesco che non ti ha mai vista in faccia puoi fare qualsiasi cosa, nella vita.

That’s a pity for me, personally. Even though we did not cooperate that much recently, I still recall that our projects were as challenging as pleasant. And you played a vital role regarding the pleasant part. In the back of my little pink pony mind I was always hoping that we could work together again, hrmpf. Now look what you’ve done: File:Pinkie Pie crying                        S2E13.png

So long, and thanks for all the fish

frigoBS

Domani è il mio ultimo giorno nell’ufficio dove lavoro da sei anni a questa parte.

Sei anni sono tanti. In un posto come quello che lascio, poi, che ti succhia anima e corpo e si impossessa della tua vita in un modo spaventosamente totalizzante, sono VERAMENTE tanti.

Cose che mi mancheranno:

– le cavallette che, appena arriva una mail che notifica la presenza di cibo alla macchinetta del caffè, escono dai loro uffici alla velocità della luce e si avventano su qualsiasi improbabile schifezza portata dai più remoti angoli del mondo (o delle credenze di casa).

– lavorare con copioni i cui personaggi sono per la maggior parte mostri disumani, alieni, morti viventi, guerrieri ipermuscolosi e donne parecchio discinte.

– una manciata di persone tra colleghi, clienti, fornitori e, ebbene sì, anche capi. Però quella manciata la porterei via con me anche subito, se ne avessi la possibilità.

– la palestra a fianco al lavoro che, essendo in pieno hinterland, è frequentata al 60% da sudamericani, al 30% da nordafricani, e al 10% da gente dell’ufficio. Mi ci trovavo molto bene, a parte per la gente dell’ufficio (scherzo, è che mi piace metterla giù pesante).

– poter entrare in ufficio fino alle 9.45, e di conseguenza potermi alzare alle 8 senza arrivare in ritardo. Mi viene da piangere solo a pensare a che ora dovrò alzarmi in futuro per entrare alle 9 senza eccezioni.

– l’imprecazione altisonante e libera davanti a chiunque, titolari compresi. Se nel prossimo ufficio non sarà permesso dovrò imparare delle tecniche di autocontrollo molto efficaci, e in fretta.

Cose che non mi mancheranno:

– fingere di non aver sentito quando la gente mi chiede invano se posso far ottenere giochi e console scontati, “perché tu ci lavori”. Il massimo che posso fare è farmi prestare i giochi dai colleghi nerd.

– rinunciare alla mia vita sociale, alle mie abitudini e soprattutto alla mia sanità mentale perché la gente possa giocare dei videogiochi nella propria lingua. Se proprio devo annullarmi per qualcosa, che sia perlomeno per ottenere la pace nel mondo, trovare la cura per il cancro o scongiurare l’estinzione di tutte le specie a rischio del pianeta. Oppure potrei evitare di annullarmi, magari, che onestamente è l’opzione che mi alletta di più.

– una persona di cui dirò solo una cosa, perché mi sto già esercitando col suddetto autocontrollo: dopo una settimana al lavoro con lui anche il Dalai Lama passerebbe all’uso della violenza.

– la maledetta strada su cui tutto o buona parte del nord della Lombardia si riversa per arrivare a Milano ogni mattina. Ok, passo all’incognita treno, ritardi, guasti, scioperi e tanto altro ancora, ma non credo mi guarderò indietro con nostalgia molto spesso.

– le trasferte estere traumatizzanti (per me, per tutto l’ufficio e per tutto il Giappone).

– lavorare in un open space con altre 15 persone. L’inferno è sicuramente più silenzioso, più fresco e più accogliente.

PS: l’idea di questo post mi è venuta grazie a quest’altro, ben più amaro e toccante.

Immagine

Riunioni estremamente interessanti

Immagine

Area ristoro

Se la mia vita in ufficio rispecchiasse quello che si trova nella sala break, sarei una donna più felice. Invece olio di ricino e una manciata di prugne secche sarebbero una rappresentazione più fedele della realtà.

La conclusione la lascio a qualcuno che si esprime meglio di me

E poi ci sono le foto delle vacanze da mettere a posto, e i panni da stirare che costantemente si impilano, e vorresti anche ricapitasse di guardare un film prima o poi, e il blog non si scrive da solo, e in palestra non ci vai da almeno due settimane e si vede, e il frigo è talmente vuoto che se ci parli senti l’eco mentre tu vivi di surgelati e scatolette, e c’è gente che non vedi da mesi e prima o poi giustamente smetterà di cercarti, e la tua storia ha bisogno di più dedizione, e ogni tanto devi leggere un giornale perché una mezza idea di cosa succede nel mondo la vorresti, e mi raccomando depilati che non sia mai che ci sia un pelo di troppo, e non arrivare in ritardo agli appuntamenti perché non è rispettoso, però prenditi gli insulti nel traffico perché tanto ha ragione il prepotente col braccio fuori dal finestrino e tu devi stare zitta che metti che scende cosa fai, e non ti scordare di bagnare le piante, e dormi almeno 8 ore se no hai la lucidità di uno zombie e ti vengono pure le occhiaie, e non puoi mica lasciare i piatti da lavare che col caldo puzzano, e fatti vedere da mamma e papà ogni tanto perché ormai sanno a malapena che faccia hai, e anche se esci in media alle 8 di sera dall’ufficio mettiti il cuore in pace e ringrazia di avere un lavoro e che ti paghino pure gli straordinari.

Immagine

Quando si dice “cercare di darsi un tono”

(è sfuocata, lo so, ma c’erano tipo 15 persone in riunione lì a fianco e mi vergognavo un tantino a fare svariati tentativi)

Immagine

Al mondo c’è gente malvagia

Tu che pensi sia una buona idea creare un calendario per ufficio dal tema “paesaggi tropicali” non puoi che essere un sadico senza pietà, e mi auguro che la tua scrivania sia in uno scantinato umido e senza luce.

Immagine

Just another day at the office

Per i cocktail in gelatina si ringrazia un noto alcolizzato milanese, che ogni tanto finge pure di lavorare con noi.

PS: Il titolo è propositivo.

Immagine

Me lo ricordo ancora quando era piccolo così

Spinotto, dopo qualcosa come 4 anni al mio fianco in ufficio, ha saputo cogliere appieno e rappresentare perfettamente il mio stato d’animo quotidiano in questo periodo lavorativo.