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Jiro e l’arte del suchi (Jiro Dreams of Sushi)

Di: David Gelb

Visto con un ritardo di: meno di un anno!

In: giapponese (sottotitolato, manco a dirlo)

IMDb

Perché sì:

– Vedere un simpatico chef ottantacinquenne che crede nell’arte del sushi come in un dio è qualcosa di commovente. Per questo motivo spero vivamente che non gli capiti mai di mangiare ai ristoranti “all you can eat” di sushi gestiti da cinesi che pullulano a Milano. Non la prenderebbe bene.

– Non è solo una questione di sushi, ovviamente. Si tratta di cultura e mentalità giapponese, di dedizione, di voler fare qualcosa raggiungendo la perfezione. Personalmente, per quanto il Giappone eserciti su di me un fascino gigantesco, la filosofia di vita dei protagonisti che scelgono di votarsi interamente al lavoro è una cosa che sento estremamente lontana. Però il documentario illustra bene questo approccio molto nipponico alla vita, evidenziando che dietro al successo e ai riconoscimenti ci sono fatica, sacrificio e rinunce. Il tutto sembra quasi avere un’aria poetica e dolce, mista però giustamente a una tristezza di fondo che a tratti viene a galla.

– Non ci vuole molto a leggere tra le righe anche una descrizione dell’idea di famiglia giapponese, e ne viene fuori qualcosa di rigido, maschilista e antiquato. Se questa sia la norma in Giappone non lo so, ma il documentario si limita a descrivere e far parlare i protagonisti, e lo fa molto bene. Il peso del padre, delle sue scelte e delle sue decisioni sulla vita dei figli è evidente. Il suo racconto, fatto sorridendo, di come abbia sempre messo il lavoro davanti alla famiglia lascia allibiti. Nonostante questo, però, non sono riuscita a non farmi piacere quest’uomo così brillante e umile allo stesso tempo.

– “Prima massaggiavamo il polipo per mezz’ora prima di servirlo. Ma non ero soddisfatto, sapevo di poter migliorare ancora di più il risultato finale, così ora lo massaggiamo per 50 minuti”… signore e signori, questo è il Giappone, e io lo adoro.

Perché no:

– Una cosa mi verrebbe da chiedere a Jiro, se lo incontrassi: sua moglie dov’era, quando il documentario è stato girato? Ha scelto lei di non comparire e di non essere praticamente nominata se non molto di sfuggita, o gli uomini della famiglia pensano davvero che lei non abbia contribuito in nessun modo al loro successo?

– Jiro, ora che ci penso, un’altra cosa. Non mi frustare, so di essere semplicemente una povera sprovveduta occidentale, ma a me il sushi piace con l’avocado. Com’è che in più di un’ora di documentario non si è vista neanche l’ombra di un avocado? Eh?

– La nostalgia di Tokyo che mi è venuta dopo questa ora abbondante di film credo mi basterà per qualche anno. Presto, portatemi ad affogare la tristezza in un all you can eat di sushi. E che ci sia avocado in abbondanza.