So che è un po’ tardi per fare il bilancio di viaggio perché son tornata da più di una settimana, ma ci sta lo stesso:
– Io ho avuto la meglio sull’influenza, ma gli antibiotici hanno decisamente avuto la meglio sul mio intestino (per conferma, chiedere al bagno di un bar di Odessa centro).
– Se mai capiterete in Moldova, non vi spaventate se la gente è rude e sgarbata, alza la voce per niente e vi guarda con sospetto. Sono sufficienti due semplici parole magiche per veder sbocciare i sorrisi e aprirsi le porte. Le parole in questione sono “Toto Cutugno”.
– La Moldova è il paese più povero d’Europa, vero. L’alcolismo è una piaga sociale, vero. Nei villaggi le case non hanno l’acqua corrente, vero. Intanto, però, loro in città hanno il wi-fi nei parchi pubblici, e noi ciupa.
– In media, le suonerie dei cellulari che ho sentito sui mezzi pubblici in Moldova fanno sembrare Dragostea un pezzo di Mozart.
– I soldati della Transnistria sono minacciosi, ma non troppo. Salgono sul treno in mimetica e anfibi, controllano i passaporti, scendono dal treno in mimetica e anfibi. Che è un po’ come se, per andare da Milano alla Svizzera, a Monza fosse necessario mostrare il passaporto per poter continuare il viaggio.
– Odessa, per alcuni versi, sembra un incrocio tra San Francisco e Barcellona. E non sto assolutamente scherzando.
– Gli ucraini sorridono spontaneamente, senza bisogno di citare Toto.
– A Odessa ci si sposa di sabato, il tutto rigorosamente con molto stile: corteo aperto da Hummer o simili che fa strada a sirene spiegate, macchina della sposa che fa bella mostra della stessa urlante fuori dal tettuccio, donne con finissima scarpa di rigore (tacco 15/plateau 5) e vestiti dai tenui colori fosforescenti, uomini con completo bianco da pappone. Sono convinta che la musica per i balli post-ricevimento sarebbe di mio gradimento.
– Foto scattate: circa 800. Foto scattate salvabili: circa 350. Di alcune sono davvero molto soddisfatta, ma visti i numeri è palese io e la tecnica fotografica abbiamo ancora molta strada da fare per conoscerci.
– Sono invecchiata passando quasi 7 ore su un autobus, passando due dogane e rispondendo alle domande di buffi (ma serissimi) doganieri con una divisa uscita direttamente dagli anni 80. Non c’è male.
UPDATE: dimenticavo, il #3 oltre che su fb si trova pure qui.